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| D. Marforio, Napoli, s,e., 1746 |
| a cura di Paologiovanni Maione |
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| D. MARFORIO |
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| Frammento Drammatico per Musica da rappresentarsi dalla Compagnia de’ Comici del Teatro de’ Fiorentini nel corrente anno 1746. Dedicato all’Illustrissimo Signore Il Signor Don Filippo Palomba de’ Baroni di Pascharola &c. |
| In Napoli 1746. Con licenza de’ Superiori. |
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| Illustrissimo Signore |
| Ansioso d’illustrare la presente Operetta, col dedicarla al glorioso nome dell’V. Ill., mi si presenta su gl’occhi quel pur troppo indegno fatto di Tiberio, il quale dopo aver ristaurato dal fuoco il celebre Teatro del Gran Pompeo, dedicollo con publico scandalo, non che di Roma, ma del Mondo intero a quel semplice sollevato Soldato di Sejano: Quis non rumperetur (sclamò Seneca) supra cineres Gn: Pompei constitui Sejanum, & in monumentis maximi imparatoris consecrari perfidum militem! Dicevo a prima pensata: E non sarà l’inciampare nello stesso intrico il dedicare una cosa sì da niente ad un oggetto così sublime, conforme quell’Opera tanto Eroica ad un Uomo così da niente fu consecrata? Ma avendo poscia fra ’l dubitare posto in consideranza, e fattami presente la Magnanimità da tutti decantata di V. Ill., mi son reso ardimentoso di consecrarle in pegno della mia ossequiosa servitù questo picciolo Frammento Drammatico, a solo fine di renderlo sicuro dalla detrazzione de’ Nomi, i quali intanto compariscono su la faccia del Mondo Letterati, in quanto che fanno, che nihil tam facile, quam de aliorum labore, & vigiliis disputare (D. Hyer). Accetti adunque V. Ill. colla solita innata cortesia, questo picciolo tribulo, ed abbenche. |
| Metas. Picciolo è il dono al paragon di voi |
| Tutt’è però quel che donar poss’io. |
| Intanto augurandovi dal Cielo gl’anni di Nestore, resto col riprotestarmi. |
| Di V. Ill. |
| Umilissimo Divotissimo ed obligatissimo Servo |
| Domenico-Antonio di Fiore. |
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| Al Lettore |
| Il vedersi il presente Frammento Drammatico non tirato secondo la perfezzione delle regole, si potrà ben conosciere da chi à fior di senno, ch’egli sia adivenuto accagion de’ Sogetti, che lo devono rappresentare; che perciò s’à dovuto componerlo in guisa che si potesse dire similes inventae labris lactucae; ed all’incontro non mi s’avesse potuto da taluno rinfacciare di non aver posto in consideranza il Quid valeant humeri del Poeta. Credo per le cennate ragioni rattrovare negl’animi gentili qualche sorta di compatimento; Del resto rispetto a coloro, li quali omnibus horis sapiunt, m’accoppierò al costume degl’antichi Greci, i quali a quelli che invitati a bere ricusavano l’offerta solevano dire: Aut bibe, aut abi. |
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| L’aria d’Alesandro nella Scena VI. Segnata col segno §, non è dell’Autore, ma bensì questa qui sottoscritta; come ancora non sono dell’Autore le parole del Recitativo, e l’aria a quello sosseguente, che si vedranno segnati con li segni ,, Quali arie si cantano per magior commodo, e genio de’ Rappresentanti. |
| SCENA VI. |
| Aria d’Alessandro. |
| Mio dolce Tesoro |
| Mia speme gradita |
| Dolcissima calma |
| Dell’alma |
| Che geme |
| Secondi piatoso |
| Il nostro desio |
| Il Dio d’Amor. |
| Tra l’aspre catene |
| Tra l’empie ritorte |
| A te caro bene |
| Sol fida il mio cor. |
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| ATTORI |
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| D. MARFORIO Dottore ridicolo amante di Cardellina, e Padre di |
| Il Signore Pulcinella Cetrulo virtuoso di camera dell’Isole Canarie. |
| FLAMINIA destinata sposa d’Ottavio, ed amante di |
| La Signora Armida Bellosguardo virtuosa degl’Orti Esperidi. |
| ALESSANDRO confidente in casa di D. Marforio, amante di Flaminia, ed amico di |
| Il Signore Eliogabalo Futifuti Allievo d’Orfeo di Tracia. |
| OTTAVIO destinato sposo di Flaminia. |
| La Signora Fricicignascoli Imbardelli. |
| CARDELLINA Servetta spiritosa in casa di D. Marforio |
| La Signora Ariminina de Ficis. |
| D. PERICCO prattico di D. Marforio, amante di Cardellina |
| Il Signor Mappa de Forolitis Baritono d’Arcadia. |
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| Musica |
| Di tutto gusto, con appoggiature di sotto, e sopra. |
| Direttore de’ Balli |
| Il Signore Alicarnasseo Senzapiedi. |
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