Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 D. Laura Pellecchia, Napoli, per Domenico Langiano, 1750
 a cura di Silvana Pastore
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO PRIMO
 
 SCENA I
 
 D. FULGENZIO mezzo vestito col servo con pirucca in mano, ed altre Comparse vestiti alla Romana, e varj Comparse.
 
 D. FULGENZIO
 
 Padron carissimo
 L’istanza è fatta,
 Dopo le ferie
 La servirò. (ad una comparsa, e via.)
5È già lestissimo
 Lo sportet acta
 Sarò sollecito
 Quanto potrò: (ad un altra, e via.)
 Tu si cafone
10Nconcrusione;
 E la pecunia
 Non vuo caccià. (ad un Villano.)
 De sta manera
 Jatev’a mpennere,
15Ca mo cchiù cause
 Non voglio fà. (viano tutti.)
 
 Clientoli senz’utile
 Suste di capo, e frusci di preterito;
 Presto, presto Pomponio, (ad una comparsa.)
20Ch’aggio d’annare a fa na sessione
 Per la Signora Donna Porzia Chiechiera,
 Col mio Contradittore:
 Comprometter si deve il Patrimonio
 Del quonnam Don Fabrizio suo marito,
25Lo prociesso è pigliato? (ad una comparsa.)
 E presto, annammo via,
 Uh bestia, e la carrozza t’aje scordato! (al servo.)
 
 SCENA II
 
 CAMILLO, LELIO, e detto.
 
 CAMILLO
 Mio Signor Don Fulgenzio.
 D. FULGENZIO
 Padron mio.
 LELIO
                          Riverito Padrone.
 D. FULGENZIO
30Stimatissimo.
 CAMILLO
                             Per affar d’importanza
 Ho a pregarvi in disparte:
 LELIO
                                                  I sensi miei
 Da solo a solo aprir vi deggio:
 D. FULGENZIO
                                                        E bene,
 Eccome ccà deciteme; parlateme.
 CAMILLO
 Parlate Lelio
 LELIO
                          Nò parlate voi,
35Signor Camillo:
 D. FULGENZIO
                                Chiano un dopo l’altro,
 Se fussivo cinquanta
 Tutti vi sbrigherò: Questo vuol dire
 Uomo di fondamento.
 CAMILLO
 Tutto bene, ma io
 D. FULGENZIO
                                   Tenco al mio ordine
40Diversi Curiali di gran vaglia,
 Che vanno su le Curie
 A spedire mandati, e quinquennarii.
 Io tengo mponta all’ogna
 Il Codice, e i Degesti
45E tutt’in corpo m’ho schiaffato i testi.
 LELIO
 Ma nel presente affare
 D. FULGENZIO
 Ogni contraddittorio, che ti faccio
 È no libro stampato;
 In somma delle somme
50Per essere un gran mostro alletterato
 Vi basti l’esser io smatricolato.
 CAMILLO
 Ciò non fa al caso.
 LELIO
                                    Io non ho liti.
 D. FULGENZIO
                                                               Adunque?
 CAMILLO
 Dirò,
 LELIO
             Tutto vi spiego il mio desio.
 CAMILLO
 Io vivo amante
 LELIO
                               Ardo d’amore anch’io.
 D. FULGENZIO
55Or questa sì ch’è bona!
 M’hanno pigliato qua per rucco rucco:
 E da me che bolite?
 CAMILLO
 Per cognato vi bramo.
 LELIO
                                           E per cognato
 Ancor io vi vorrei.
 D. FULGENZIO
60Schiavo Signori miei.
 LELIO
 Amo Flaminia.
 CAMILLO
                               Donna Laura adoro.
 D. FULGENZIO
 (Quanto va, ca mme sbraco con costoro)
 CAMILLO
 Non mi tenete a stento.
 LELIO
 Qual risposta mi date?
 D. FULGENZIO
65Mi faccio meraviglia annate, annate.
 Le ddoje Sorelle meje,
 Tanto la mia germana, ch’è Flaminia,
 Quanto la consanguinea Donna Laura,
 Se l’hanno da pigliare
70Due figli di causidici Romani,
 Quei che portano in canna sto pancotto,
 Lo Gnore requiescat
 Accossì bole, e nel suo testamento
 L’ha posto ncapo lista,
75Ed io con tal riguardo
 Già ll’aggio mmaretate; e perciò buje
 Prennetevi un palicco tutte duje.
 CAMILLO
 Così escluso son io.
 LELIO
                                      Dunque in tal guisa
 Un mio pari dovrà
 D. FULGENZIO
                                     Che paro, e sparo:
80Voi siete letterati?
 Siete smatricolati?
 Salite nelle Curie? Signornone,
 E ghiatevenne a cancaro.
 CAMILLO
 Dunque dovrò morire?
 LELIO
85Dunque penar dovrò?
 D. FULGENZIO
                                           A me che importa.
 CAMILLO
 Deh per pietade
 LELIO
                                 In cortesia
 D. FULGENZIO
                                                       Mmalosca
 M’avete rotto il capo
 Ve n’annate, o mme saglie lo senapo.
 
    Ma signor mio,
90Ma Padron caro
 Mi vuoi zucare,
 Mi vuoi frusciare
 Non può succedere
 Signori nò.
95Non sì Dottore,
 Non ai studiato
 Le ssore meje
 N’alletterato
 S’hanno a piglià;
100Con queste stroppole,
 Con queste chiacchiare
 Non posso perdere
 Di causidico
 La nobiltà.
 
105  Quà parla chiaro
 Lo gnore mio
 Lo testamiento
 Vide, che lotano!
 L’ho maritate,
110Che zucamiento!
 Non ve ne jate;
 Quà Don Fulgenzio
 Si sbracherà. (via.)
 
 SCENA III
 
 CAMILLO, LELIO, e poi FLAMINIA.
 
 CAMILLO
 Sventurato!
 LELIO
                         Infelice!
 CAMILLO
115Poveri affetti miei!
 LELIO
 Mie deluse speranze!
 CAMILLO
 Giusti Numi pietà dell’amor mio.
 LELIO
 Io son già disperato.
 CAMILLO
                                        Amico addio. (parte.)
 FLAMINIA
 Lelio mia vita.
 LELIO
                              (Eterni Dei, chi puote
120Vederla, e non morir!)
 FLAMINIA
                                            Perché sì mesto?
 Forse tanto son io
 Agl’occhi tuoi nojosa?
 LELIO
                                          Anzi languisco,
 Perché cara mi sei. Dolce mio bene,
 Già mi ti toglie, oh Dio!
125Il tuo Padre, il Germano, il Fato mio.
 FLAMINIA
 Misera me, che ascolto!
 LELIO
                                             A me poc’anzi
 Don Fulgenzio spiegò le note infauste
 Del Paterno voler, m’escluse, ad altri
 T’ha già promessa, e tu dovrai fra poco,
130Ad onta dell’amor nostro costante,
 Dar la destra di sposa ad altro amante.
 FLAMINIA
 Lelio t’inganni, il primo amor tu fosti,
 Tu l’ultimo sarai; sì poco ancora
 Conoscesti il mio cor! Di te ripieno,
135Qual novello sembiante
 Ammettere potrà; non d’altro oggetto
 Bell’Idol mio, non sarò mai capace,
 Amami e t’amerò; vivine in pace. (via.)
 
 SCENA IV
 
 LELIO.
 
 LELIO
 Flaminia mi ravviva, e intanto il core
140Palpita per timor; che rio tormento
 Fra lo gelo, e l’ardor, spero, e pavento.
 
    Lusinga d’un amante
 È solo la speranza,
 Che nasce, e in un istante
145Nel seno alletta il core,
 Poi langue, geme, e more
 Scacciata dal timor.
 
    E non si dà costanza
 Che basti a sostenere
150Quel sommo dispiacere,
 Che non dà speme al cor.
 
 SCENA V
 
 MASULLO con somaro, con stora, cofano; e zappello, ed un Garzoncello, e poi D. LAURA, che cala per una scala scoverta di sua Casa.
 
 MASULLO
 
 Che nne voleva fa mammema mia
 De farme nnammorà de na fegliola
 Io museco pe ccierto mme farria
155Si non fosse ncappato alla tagliola.
 
 Ah chi tene monnezza
 Ah lo monnezzariello peccerillo
 Ah Signò? Ma chi è chesta, (vedendo venire D. Laura.)
 Che scenne da sta via teseca, teseca,
160Mme pare de canoscerla.
 D. LAURA
 
 Bell’aucielle cantanno chiammate
 Chillo Ninno, che gusto mme dà.
 Priesto, priesto corrite, volate
 No lo vedo, e mme sento crepà.
 
165(Povera Baronessa sei ncappata
 D’esser innamorata
 D’un ciamprosco, pacchiano, monnezzaro.)
 MASULLO
 (Mannaggia, e comm’è bella sta Segnora,
 So vellano, e mme face cannavola.)
 D. LAURA
170(E lo patre di patrimo non era
 No rozzo vilacchione.)
 MASULLO
 (Che piezzo de vitella, bene mio!)
 D. LAURA
 (Ma questa n’è gran cosa
 Ammore è ceco, e non conosce i limmiti.)
 MASULLO
175(È guasca potta d’oje
 Uh mannaggia, e pecché non so segnore!)
 D. LAURA
 Io si mo lo vedesse (accorgendosi di Masullo.)
 MASULLO
 Ne tenite monnezza ne Signò?
 D. LAURA
 (Felice inciampico,
180Ecco il mio cupiduccio.)
 MASULLO
                                              (Atta d’aguanno
 Nce lassarria lo ciuccio, e lo zappiello.)
 D. LAURA
 Mio bello Garzonciello,
 Perché mme tienemente?
 MASULLO
 E uscia perché mi smiccia
185Bellissima maddamma?
 D. LAURA
 (Vi comme è nzempricello
 M’ha fatto il zennarello.)
 MASULLO
 (Bella pigna mellese.)
 D. LAURA
 (Che bel ciercolo d’ommo!)
 MASULLO
190(Na mogliere accossì mme pegliarria.)
 D. LAURA
 (È buono avè no ruonto pe marito.)
 MASULLO
 Già lo ffuoco allummato mpietto tengo.
 Abbìate Colaniello ca mo vengo. (parte il ragazzo col somaro.)
 D. LAURA
 Mme canusce chi songo?
 MASULLO
195Gnorsì, mo che ve vedo.
 D. LAURA
 E chi song’io?
 MASULLO
                             Si no mme lo ddecite.
 D. LAURA
 So quase Segnoressa,
 Perchè so Baronessa,
 Donna Laura mme chiammano:
 MASULLO
200Bello nomme ch’avite.
 D. LAURA
 E il tuo nominamento?
 MASULLO
 Masullo Colantonio
 Figlio de Marco Sciascio,
 E songo de casata Marcantonio.
 D. LAURA
205(Quanto mme vace a genio.)
 Accostate.
 MASULLO
                      Gnorsì.
 D. LAURA
                                      Sacce ca songo
 MASULLO
 Che site ne Segnò?
 D. LAURA
                                      Songo
 MASULLO
                                                    Parlate.
 D. LAURA
 Mme Vrigogno.
 MASULLO
                                Nuje simmo nfra de nuje,
 Decite mo, diaschece mmarditto.
 D. LAURA
210(Io son tutta infiammata.)
 MASULLO
 (Io già so ffritto.)
 D. LAURA
                                   Ah!
 MASULLO
                                             Uh.
 D. LAURA
                                                       Che fu?
 MASULLO
                                                                        Ch’è stato.
 D. LAURA
 Mi sento ne precordj un zerre zerre
 Di già songo sbullita,
 E in fummo me ne vò comm’acquavita!
 MASULLO
215Io puro vao nzuoccolo.
 D. LAURA
 Te vorria dì N’è cosa, non è cosa,
 Gnornò, gnornò, gnornò.
 MASULLO
 Vorria contà N’è cosa, non è cosa,
 Aibò, aibò, aibò.
 D. LAURA
                                 Eh parla, parla.
 MASULLO
220Decite, spapurate.
 D. LAURA
 Amore il forfantello,
 Quà dentro al fegatello si ficcò,
 E mi tormenta mò.
 MASULLO
 Ammore pur a mme lo mmalenato
225Dentro al mio ventricello s’è ficcato,
 Che cosa vuol, non sò.
 D. LAURA
 Uh bene mio.
 MASULLO
                            Mannaggia.
 D. LAURA
 Morirò.
 MASULLO
                  Crepirrò.
 D.LAURA
230Non posso più resistere
 MASULLO
                                              So ghiuto!
 D. LAURA
 Siente ccà.
 MASULLO
                       Che bolite.
 D. LAURA
 Io
 MASULLO
        Vuje
 D. LAURA
                    Lo ddico giàsonnamorata.
 MASULLO
 Nnammorata de chi?
 D. LAURA
                                          De sta faccella:
 (Maramè che briogna.)
 MASULLO
235Nnammorata de me, che cosa bella!
 D. LAURA
 Cara vocca amorosa,
 Io sempe te smicciava,
 Quanno sta faccia toja da ccà passava.
 MASULLO
 Io puro ve vedeva,
240E monnezza, monnezza ve deceva.
 D.LAURA
 Mme vuo esse marito?
 MASULLO
 Segnò dice da vero?
 D.LAURA
245Si co tutto lo sinno.
 MASULLO
                                      Ih ca pazzie,
 Io mo songo no povero compagno,
 N’agg’auto, che no Ciuccio, e no zappiello.
 D. LAURA
 Io te faccio Signore, tu vuo auto,
 Che chiammato sarraje ncrusione
250L’Illustre sollennissimo Barone.
 MASULLO
 Bene mio, che prejezza,
 Barone! Chesta sì, ch’è contentezza:
 Mo te faccio a bedere chi song’io,
 Na museca te voglio ccà portare,
255Te voglio fà sto core addecreare.
 D. LAURA
 Che bello maretiello peccengrillo.
 MASULLO
 Che bella moglierella peccengrella.
 D. LAURA
 Monnezzariello mio.
 MASULLO
                                        Monnezzarella.
 D. LAURA
 Oimè, oimè, già spasemo.
 MASULLO
260Aimmè, aimmè già spantico.
 D. LAURA
 Gioja, che t’è benuto?
 MASULLO
 Non saccio che m’afferra arrasso sia:
 Mantiene, ajuta Baronessa mia.
 
    Vide, che lommenaria
265Siente, che sparatorio
 Mm’aje allommato tù.
 Uh che rotell, e fruvole,
 Scì scì, scì scì, ttà bù.
 S’abbampa l’arteficio,
270So tutto fuoco già,
 Non t’accostà Signora,
 Ca nfummo me fa ì.
 
    Che t’aje pigliato collera,
 Uh Nenna bella votate,
275Non farme ascevolì. (via.)
 
 SCENA VI
 
 CAMILLO, D.LAURA, poi AURELIA.
 
 CAMILLO
 Ferma, ascolta mio bene.
 D. LAURA
 La Baronessa sta con altro in testa.
 Vattenne Milordino,
 Va non me fà saglì lo moscarino.
 CAMILLO
280Perché mi fuggi, oh Dio,
 Idolo mio crudele.
 AURELIA
 (Il caro bene, e la rivale accanto!)
 Camillo ecco l’amante a te fedele
 CAMILLO
 Importuna, e che vuoi!
 D. LAURA
285Pigliate a sta Segnora,
 E a mme lassame ì co la bonora.
 CAMILLO
 Amo te sola ho Dio
 Mia ritrosa beltà, due fiamme in seno
 Non vaglio a sostenere;
290D’ogni mio dolce affetto
 Tu fosti, e tu sarai l’unico oggetto.
 AURELIA
 Chi t’adora, tu fuggi, e chi ti sprezza
 Ancor seguendo vai, barbaro, ingrato.
 CAMILLO
 Non annojarmi. (ad Aurelia.) Bella (a D. Laura.)
 D. LAURA
295Io non te sento, può morì crepato.
 CAMILLO
 Mia tiranna, e perché?
 D. LAURA
                                            Lo buo sapere:
 Perché non mi garbizzano smeuzzilli;
 Io voglio un maritello
 Più grosso, e piatto, e assai di te più bello.
 AURELIA
300E puoi soffrir l’affronti
 Di questa sciocca?
 CAMILLO
                                    Deh mi lascia Aurelia,
 Non tormentarmi più: Bella, e m’uccidi, (a Laura.)
 O incomincia ad amarmi: ecco il mio seno,
 Ecco il ferro; su via passami il core,
305Ma sappi pur, ch’in quello
 V’è impresso il volto tuo
 D. LAURA
                                               Vanne in bordello. (via.)
 AURELIA
 Camillo al vivo io sento
 La tua sventura, e a toglierti d’affanno
 Ogni cosa farei,
310Ma pur la colpa è tua, potresti al fine
 Cambiar d’affetto amami, o caro, e poi
 Vedrai s’è dolce amor
 CAMILLO
                                          Da me che vuoi?
 
    D’ira e veleno armato
 Odio me stesso ancora:
315(Ah che il dolor m’accora) (ad Aurelia.)
 Più non ti posso amar.
 
    Geme al rigor del fato
 Il misero cor mio,
 Lasciami in pace, oh Dio!
320D’affetti non parlar. (e via.)
 
 AURELIA
 Deh ferma non fuggir; stelle spietate
 Finite per pietà d’essermi ingrate.
 
 SCENA VII
 
 D. FULGENZIO, AURELIA, ed una Comparsa con scrittura in mano.
 
 D. FULGENZIO
 Signora cara mia riveritissima
 Don Fulgenzio Pellecchia
325Il gran Jurisconsulto
 Scatorisce un plenurio
 Di cento duplicate cerimonie
 Alla sua Signorina Donn’Aurelia
 AURELIA
 (Questi, che mai vorrà?)
 D. FULGENZIO
                                                Eh seggie, qua. (verso dentro.)
 AURELIA
330(A tanti affanni miei questo mancava.)
 D. FULGENZIO
 S’accomodeggi un poco
 Quanto le suppricheo quattro parole
 Azzeccose, specifiche, e melate.
 AURELIA
 Eccomi quì, parlate.
 D. FULGENZIO
335Per lei non piglio suonno,
 Se dormo penzo a lei; aspetta un poco (alla Comparsa.)
 A lei se mangio, o scrivo; aspetta, dissi (alla sudetta.)
 A lei quanno passejo,
 A lei quanno studejo,
340A lei quanno sto, cum reverentia
 (Mmalora fattenn ire) (come sopra.)
 In somma sempre a lei, per lei mi faccio
 No chiattillo, non pizzico, n’alice:
 Puozze morì de subeto (alla Comparsa, come sopra.)
345Birbante, impertinente
 Te chi te ng’ha mannato,
 Le scritture con ogni Curiale
 Rompiti il collo piezzo d’animale. (la discaccia con ira.)
 E accossì mia Nennella
 AURELIA
350Dichiaratevi meglio
 D. FULGENZIO
 Il Signor D. Fulgenzio quì presente
 Per sua sposa legitima vorrebbe
 Donn’Aurelia Chirchiella sua Padrona,
 Uscia, che ne dirrebbe?
 AURELIA
355Vi rispondo
 D. FULGENZIO
                         Pensate,
 Che sarrissevo pò na Dottoressa.
 AURELIA
 Il mio pensier non è
 D. FULGENZIO
                                        Item Signora,
 Lo privileggio mio sarrà lo vuosto.
 AURELIA
 In brieve vi dirò
 D. FULGENZIO
                                 Io mi farrebbe
360Un Asino, no Ciuccio
 AURELIA
 Già v’intesi abbastanza.
 D. FULGENZIO
 Tutto p’uscia farrei
 AURELIA
 Diceste, udite i sentimenti miei.
 
    Spendete il tempo in vano,
365Chiedendomi mercè,
 Luogo per voi non v’è
 Nel mio pensiero.
 
    S’è barbaro, inumano
 Chi l’alma mi rapì,
370Pure placarlo un dì
 Col pianto io spero.
 
 D. FULGENZIO
 Son rimasto quà in mezzo incrusione,
 Qual chiochiaro storduto bestialone. (entra.)
 
 SCENA VIII
 
 MASULLO con altre Comparse con varj istrumenti da suono, e D. LAURA, che sta in loggia di sua casa.
 
 MASULLO
 Signora, si te piglie sto Nennillo
375Tennere te le fà le Mmenestrelle,
 Te face addecreà lo speretillo,
 Co bruoccole tallute, e cappuccelle:
 Tenco pe fà addorare sto sciatillo
 Bell’aglie mascoline, e rapestelle
380Non manca all’uorto mio no cetrulillo
 Pe fà nzalata co le porchiacchelle.
 Tenco cocozze, fasulille, e talle
 E all’uorto aggio porzì lo Ciucciariello,
 Che nche se mette la sarma a le spalle
385Arraglia justo comm’a mosechiello.
 
    E bà, e bà, e bà
 Si cocozze magnarrà
 La Signora ngrassarrà,
 Mmiezo all’erva a pastenà
390Vì ch’addore jettarrà,
 Sarrà gusto mmeretà,
 Pecchè llà se scialarrà,
 Ca Masullo sonarrà,
 Ogne Nenna abballarrà:
395Che gusto bella cosa
 Signora mia starraje comm’a na rosa.
 
 D. LAURA
 Da paro tujo Masullo, viva, viva.
 MASULLO
 T’aggio portato Micco lo sgargiato,
 Antuono lo scognato,
400Menecone, Sciascillo, e Sbruffallesse.
 D. LAURA
 Bravo, bravo, m’aje dato gran piacere.
 MASULLO
 Segnora mia bellizze aje da vedere.
 D. LAURA
 Or mandane cotelli.
 MASULLO
                                       Sì Signora,
 Cotelli jatevenne, a revederce
405Teccove na vintuna
 Jatevella a sciacquà; se ne so ghiute,
 Segnò veccome ccà.
 D. LAURA
                                      Caro, belluccio,
 Io voglio, che tu lasse
 Quest’abito villano zazzaroso,
410E te vieste a la granne
 Con tutta pulizia.
 MASULLO
 Io stongo liscio, e sbriscio, Fata mia.
 D. LAURA
 Nò, nò, io spennarraggio quanto tengo,
 Si accorre, canimele nzuccarato:
415Addo’ si tu Fabrizio
 Va mò da Don Properzio,
 E dì da parte mia,
 Che alla moda manera
 Da cimm’a li capille
420Sin all’ogna de piedi
 Revesta stò Segnore.
 MASULLO
 So fatto già Signore bene mio.
 Baronessa tagg’obreco.
 D. LAURA
                                            Che dice,
 Tu si lo sposo mio, e tanto vasta:
425Ma primmo de venire a bis, e bolo
 Te voglio dà no bello avertemiento.
 MASULLO
 Parlate Baronessa, ca ve sento.
 D. LAURA
 
    Se la matina
 La Signorina
430Ti dice, olà.
 Tu curre subeto
 Con ciccolata,
 Con tè, cafè;
 Se voglio uscire
435M’ho da vestire,
 Presto, sollecito
 Prepara l’abito,
 Specchio, e pantofani,
 Li guanti, e scuffia,
440Soffietto, e polvere,
 Come che ah?
 No lo sai fà?
 Oh catterina!
 La Baronessa
445S’è nfuriata,
 Già monta in bestia
 Vattenne và.
 
    Oh si vuoi farlo
 Già son placata,
450Caro visino,
 Dolce, e bellino,
 Mo sai conoscere
 La civiltà. (e via.)
 
 MASULLO
 
    Chesta deaschece
455Tirre petirre
 Mme fa afferrà. (e via.)
 
 SCENA IX
 
 D. FULGENZIO col Servidore, poi D. LAURA, e FLAMINIA.
 
 D. FULGENZIO
 Chiamma mo a sta pidata
 Flaminia, e Donna Laura
 Ca ll’aggio da contà cose de genio.
460A fareme sto scuorno Donn’Aurelia!
 Potta de nnico, io non mi ci do pace.
 D. LAURA
 Fratiello, perché sulo sbariate?
 FLAMINIA
 German, voi delirate?
 D. FULGENZIO
 Solo è colpa d’amor, colpa di pettole:
465Ora venimmo a nuje;
 Io con modis, e forma
 Poc’anzi aggio conchiuso
 Il vostro matrimonio sponsalizio.
 D. LAURA
 Matrimonio di chi?
 D. FULGENZIO
                                       De tutte doje.
 D. LAURA
470Co chi?
 D. FULGENZIO
                 Mo ve dirrò.
 FLAMINIA
                                          (Misera io temo.)
 D. FULGENZIO
 Con due giovani dotti, e alletterati
 Don Alesio, e Don Prospero
 Uomini con i fiocchi, scienziati.
 D. LAURA
 Di lei mi faccio forte meraviglia.
 FLAMINIA
475Altro non stringerò, ch’il mio tesoro.
 D. LAURA
 Io già mm’aggio trovato lo marito,
 Tu da me che nne vuoje?
 D. FULGENZIO
 V’avite da piglià chi vò lo Gnore,
 Non chi volite vuje;
480Son io l’esecutor testamentareo.
 Fratello mascolino, primogenito
 Volite svergognar casa Pellecchia,
 Va, ch’è buscìa pe buje;
 Vi prenderete bello
485Insolitum na zubba tutte doje. (parte.)
 D. LAURA
 Vattenne ca staje frisco,
 Co na vranca de mosche restarraje.
 Fratemo l’ha sgarrata,
 Chella roba che tengo
490È dote di mia Gnora
 La voglio dare a chi mme pare, e piace;
 A genio mio mme voglio mmaretare,
 E isso pe li scianche ha da crepare. (parte.)
 FLAMINIA
 Da i detti del germano, un gran timore
495Fa palpitarmi in mezzo al petto il core.
 Ah che la tema mia oggi s’avanza,
 Comincia a vacillar la mia speranza.
 
    Se all’orror di notte oscura
 Freme il mare e cresce il vento,
500S’abbandona allo spavento
 L’inesperto passaggier.
 
    Tal son’io, la mia sventura
 Mi circonda intorno al core,
 Che fra speme, e fra timore
505Ho perduto ogni piacer. (via.)
 
 SCENA X
 
 MASULLO con spolverino, e berrettino accompagnato da due servidori, poi D. LAURA da sua Casa.
 
 MASULLO
 Sta risa mò che d’è, settepanelle
 Non tanta confedenzia,
 Io songo lo Barone lo ssapite:
 Comme? che? che ddecite?
510So bello grasso, e gruosso comm’a puorco;
 Mme lo ddeceva Mamma, siignorsine.
 Annetta sto scarpino Sì Decano,
 Sto sciò sciò mm’ammoina:
 Priesto chiammate mo la Baronessa,
515Ch’è benuto il Barone,
 E bò mo proprio sgargiar con essa.
 D. LAURA
 Mio carino Masullo sei venuto,
 Che bella vista è questa!
 MASULLO
 Tieneme mente mò, vì che te pare,
520Songo propio na bella creatura.
 D. LAURA
 Sei bello, spiritoso, e broccoloso.
 MASULLO
 Oh bello, oh bello Sposo.
 D. LAURA
 Olà, olà, portate ciccolata,
 Onorate l’amato mio Marito.
 MASULLO
525Ched’è sta ciccolata no la saccio,
 Voglio il brodo d’allesse.
 D. LAURA
 Che brodi, tu che dici:
 Uh vreogna tu vaje col calantrello,
 E co le scarpe chiene de monnezza.
 MASULLO
530Chesta è cosa di nulla;
 Lloco mo se canosce
 Ca songo Galantommo.
 D. LAURA
 Presto, presto, Masullo, impara adesso
 Con bella civiltà le cirimonie,
535I vezzi, i bagiamani,
 Gl’ingrini, passeggiate, e riverenze.
 MASULLO
 Mo farrà chella cosa
 De li tirre petirre.
 D. LAURA
 Sù cammina stirato,
540Passea da ccà, da llà,
 Dà no passo, cammina, apre sse ggamme.
 MASULLO
 Mantiene Baronessa, ca mme sguarro.
 
 SCENA ULTIMA
 
 CAMILLO, D. FULGENZIO in disparte, e detti.
 
 CAMILLO
 (Che vedo oimè!)
 D. LAURA
 Sei proprio un asinello bestiale.
 CAMILLO
545(Se non erro il conosco)
 MASULLO
 Mme songo acciso.
 D. LAURA
                                     Addo’ t’aje fatto male?
 MASULLO
 Cca dereto Segnò. (voltandoli le spalle.)
 D. LAURA
                                     Viso mio bello.
 CAMILLO
 (Si m’è noto costui, ben lo ravviso.)
 D. LAURA
 Servimi da bracciero.
 MASULLO
                                          Sì signora.
 D. FULGENZIO
550(E sorema sgargea
 Co no caca zibetto, o bene, o bravo.) (in uscire.)
 D. LAURA
 Quel ciuccione di Fratimo
 Non c’è dinto a la casa.
 D. FULGENZIO
                                            (Obbricatissimo.)
 CAMILLO
 (Io scoprirò l’inganno.)
 D. LAURA
555Ninno saglimmo ncoppa ca parlammo,
 E accossì lo Fratiello coffiammo.
 D. FULGENZIO
 Va chiano: patron mio.
 MASULLO
 Lo sequestro è benuto.
 D. LAURA
                                            Che demonio.
 MASULLO - D. LAURA
 Mo si ch’avimmo fatto il matrimonio.
 CAMILLO
560Un vilipeso amore
 S’armerà di vendetta, e di furore.
 D. FULGENZIO
 Quel ciuccione di Fratimo.
 D. LAURA
 Che buò.
 D. FULGENZIO
                    Vada uscia felicissimo,
 O mo te schiaffo un calcio nel preterito.
 D. LAURA
565Propeto, Ccà song’io.) (a Masullo.)
 MASULLO
 Cauce a no Barone!
 Vattenne ca to straccio
 La perucca, crovatta, e quanto tiene.
 D. FULGENZIO
 La perucca diavolo!
 D. LAURA
570Che faje?
 D. FULGENZIO
                     Te voglio accidere.
 MASULLO
 Te voglio arrotecare.
 D. FULGENZIO
 Questo insulto a un par mio
 Così smatricolato.
 CAMILLO
 Ferma: piano birbante.
 MASULLO
575(Uh, uh mmalosca.)
 D. LAURA
                                       (È fatta la frettata.)
 MASULLO
 (Mo sì ca simmo fritte.)
 CAMILLO
 Chi sei!
 MASULLO
                  Songo Barone. (Uh mamma mia)
 Barone non te movere.
 D. LAURA
 (Non te perder d’anemo.) (a Camillo.)
 D. FULGENZIO
580Accedite a sto birbo.
 CAMILLO
 Adunque sei Barone?
 MASULLO
 Nò nò Sì sì Segnore.
 CAMILLO
 E mi conosci tu?
 MASULLO
                                 Sì nò Segnore.
 CAMILLO
 A che venisti? parla.
 MASULLO
                                        Io, sì Signore,
585So benuto vestuto stravestuto.
 (Mmalosca so mbrogliato.)
 D. LAURA
 (Fa pietto.)
 MASULLO
                        Sì Signore faccio pietto.
 CAMILLO
 Che petto birbantaccio.
 MASULLO
 Non Signore.
 D. FULGENZIO
                           Nfelatelo.
 CAMILLO
590Mascalzone, arrogante.
 MASULLO
                                            Sì Signore.
 CAMILLO
 Tu non sei qual dimostri.
 MASULLO
                                                 Non Signore.
 D. FULGENZIO
 Addonca sei mbroglione.
 MASULLO
                                                Sì Signore.
 CAMILLO
 Deponi questa veste scelerato.
 D. LAURA
 (Lo matremmonio nuosto è già guastato.)
 CAMILLO
595Vo toglierti la vita.
 MASULLO
                                     Ajuto, ajuto.
 D. FULGENZIO
 Mo te manno ngalera.
 MASULLO
 Simmo scopoierte a ramma.
 D. LAURA
 (Povera Baronessa.)
 D. FULGENZIO
 Addonca uscia mi dice,
600Che quello è un monnezzaro.
 CAMILLO
 Appunto.
 MASULLO
                     Signorsine.
 CAMILLO
 E Masullo si chiama.
 D. FULGENZIO
 Sì monnezzaro, e biene travestuto.
 MASULLO
 Uh maro me so ghiuto.
 D. FULGENZIO
605E co sorema faje gattefelippe,
 Sta cosa comme va voglio sapere. (a D. Laura.)
 CAMILLO
 Parla indegno ribaldo.
 MASULLO
 Mo ve conto.
 D. FULGENZIO
                          Fa priesto.
 D. LAURA
                                                Mo ve dico.
 CAMILLO
 O parla, o quì t’uccido.
 D. FULGENZIO
610O mo te passo ll’arma co no spito.
 MASULLO
 Essa voleva a me.
 D. LAURA
                                   Sì pe Marito.
 D. FULGENZIO
 
    Pe marito! birbantella,
 Baronessa la ciantella
 Te vorrisse fa chiammà.
 
 D. LAURA
 
615   Bene mio, ca pe timore
 Già lo sango into a lo core
 Volle, volle nzanetà.
 
 CAMILLO
 
    Suo marito, che veleno,
 Vo strapparti il cor dal seno
620Pien di sdegno, e crudeltà.
 
 MASULLO
 
    Signor mio, non saccio niente,
 Vì le mmole co li diente
 Fanno mmocca trucche trà.
 
 D. FULGENZIO
 
    Tu sorella sbergognata
625Vuoi no ruonto nguadià.
 
 MASULLO - D. LAURA
 
    Pe pietà, pe caretate
 Ca mo moro mmiezo ccà.
 
 CAMILLO
 
    Tu crudele donna ingrata,
 Sei tiranna, sei spietata
630Senza aver di me pietà.
 
 D. FULGENZIO
 
    Tu cca mmiezo malenato
 Lo pancotto m’aje stracciato,
 Tu, tu, tu, con a trommetta
 Mo te voglio fa frustà.
 
 D. LAURA
 
635Si Barò.
 
 MASULLO
 
                  Siè Baronessa.
 
 D. LAURA
 
 Te scurisso.
 
 MASULLO
 
                         Te scuressa.
 
 D. LAURA - MASULLO
 
 Mmaretate simmo già.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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