Opera Buffa  Napoli 1797 - 1750
  
  
 D. Laura Pellecchia, Napoli, per Domenico Langiano, 1750
 a cura di Silvana Pastore
 
 
 
paratesto ATTO PRIMO ATTO SECONDO ATTO TERZO Apparato
 
 ATTO II
 
 SCENA I
 
 CAMILLO, poi AURELIA.
 
 CAMILLO
 Infelice! onde spero
 Un ombra di conforto;
640Poiché gli altri tiranni
 Congiurati già son tutti a miei danni.
 AURELIA
 Camillo, anima mia,
 L’ultima volta è questa,
 Ch’io ti parlo d’amor. Sentimi almeno
645Senza sdegnarti, e poi
 CAMILLO
                                           Sò che vuoi dirmi,
 Ch’amo una stolta, una, ch’a un vile, a un folle
 Mi prepone, e mi sprezza,
 Che i detti, le preghiere,
 Il pianto, le querele,
650Sparsi in vano finor; che tu costante
 M’ami ancora sprezzata,
 Mi seguiti oltraggiata,
 Che merti l’amor mio, e ch’io crudele
 Sieguo un Idolo ingrato, ancor fedele.
655Ah sì t’intendo Aurelia,
 Così vuol la mia sorte. Ah forse un giorno
 Spera chi sa
 AURELIA
                          Come sperar io deggio;
 Se l tuo cieco desio
 CAMILLO
 Potrei cangiarmi, amami, e spera. Addio (parte.)
 AURELIA
660Ecco un lieve baleno
 In mezzo alle procelle,
 E pur, chi l crederia!
 Questo lampo fugace, e passaggiero
 Comincia a tranquillare il mio pensiero.
 
665   Con voci tenere
 Amor mi dice:
 Sarai felice;
 E già nell’anima
 Un dolce foco
670Mi sento accendere,
 E a poco, a poco
 Crescendo và.
 
    Sò ch’è un inganno
 Nell’alma mia,
675Che crede facile
 Ciò che desia,
 Ma piace ancora
 Sognar talora
 Felicità.
 
 SCENA II
 
 MASULLO nobilmente vestito da Barone, e voci di gente, che grida da dentro.
 
 MASULLO
680Banchiere, spellecchiune, birbe, lazzare
 N’avite visto ancora galantuommene;
 Tutt’è mò perché vedeno
 Portà a no monnezzaro la perucca,
 Nce ne songo tant’autre
685Assaje cchiu peo de mene, che la portano.
 La mia Signora m’ha mannato a ddicere,
 Che fosse ccà benuto:
 Ll’aggio passata bona stammatina,
 Co st’auta mmenzione
690Avesse da passà quarch’auto lotano,
 Co ghire carcerato pe mbroglione.
 
 SCENA III
 
 FLAMINIA, AURELIA, e detto.
 
 FLAMINIA
 Il mio Lelio non veggio.
 AURELIA
 Il cor già tutto lieto
 Mi predice contenti.
 MASULLO
695(E ste Nennelle mo da do’ so asciute!)
 FLAMINIA
 (Chi mai sarà costui!)
 AURELIA
 (Qual uomo strano è questo!)
 MASULLO
 (Che bella cosa: M’hanno fatto arri.)
 FLAMINIA
 (Ho piacer di chiamarlo.)
 AURELIA
                                                 (I miei pensieri
700Vò alquanto divertire.)
 MASULLO
 (Belle cuaglie d’Agusto.)
 FLAMINIA
 Eh Galantuomo?
 MASULLO
                                  A mme.
 AURELIA
                                                   Signor mio caro?
 MASULLO
 Chiammat’a mme. (Flaminia.)
 MASULLO
                                       Co mmico
 AURELIA
                                                            Una parola.
 MASULLO
 A mme ddecite!
 FLAMINIA
                                 In cortesia.
 MASULLO
                                                        Mo vengo.
 AURELIA
705S’accosti.
 MASULLO
                    Eccome cca:
 FLAMINIA
 S’avvicini.
 MASULLO
                       Mannaggia,
 E dateme lo tiempo,
 Ca sento a tutte doje Signore meje.
 FLAMINIA
 Chi sei?
 AURELIA
                   Qual’è il tuo nome?
 MASULLO
                                                         (Uh bello gusto!)
710Song’ommo lo ssapite
 Mme chiammo Don Arpino,
 So Barone porzì, che ve credite.
 AURELIA
 Barone! E qual’è il Feudo?
 MASULLO
 Sto Fetodo che d’è?
 AURELIA
                                      Il Baronaggio:
 MASULLO
715Ah, ah lo Baronaggio:
 Songo de do’ song’io?... mme so mbrogliato.
 Vedite; il Feudo mio è Feudo rusteco,
 Il titolo lo titolo bonora
 Ve credarrite unquanco,
720Ch’io forsi vi dirrebbe una buscia:
 Sono il Barone della Baronia.
 FLAMINIA
 Che ridicolo umore!
 AURELIA
 È grazioso amica.
 
 SCENA IV
 
 D. LAURA da sopra, che osserva il tutto, e poco dopo CAMILLO, e LELIO in disparte, che osservano.
 
 D. LAURA
 (Ah frabutto, fauzario.)
 MASULLO
                                             Sì Signora
725Io songo aggraziato,
 E pe fa na pazzia so fatto apposta;
 Ma uscia mme ride nfaccia;
 E uscia coll’uocchio manco mme zennea:
 Vuje già site ncappate; io veramente
730No ve vorria fà tuorto;
 Sa che bolite fare,
 Jocate a paro sparo chi mme piglia.
 Pocca si se potesse, potta d’oje!
 Mme nguadiarria mo propio a tutte doje.
 
735Verborazia, Nenne meje,
 Si vuje mo Lo matremmonio
 Bella mutria Comm’è bona
 Mo ve canto na canzona
 (La frettata è fatta già.) (avvedendosi di D. Laura fugge.)
 
 CAMILLO
740(Aurelia non è fida.)
 LELIO
                                        (Oddio che miro!)
 D. LAURA
 Ah Signora Sorella,
 Ah si Maddamma Aurelia.
 A che ghiuoco jocammo,
 Lo Sposo m’arrobate,
745N’auta vota tremmate
 De tenirelo mente,
 Se non volete cattara,
 Che ve faccia venì la cacavessa
 Una indiavolata Baronessa. (parte.)
 FLAMINIA
750Forsennata è costei,
 AURELIA
                                       Parla da matta.
 FLAMINIA
 Llelio
 AURELIA
              Camillo amato
 LELIO
 Ah taci Donna rea.
 CAMILLO
                                     Da me che vuoi.
 FLAMINIA
 Senza parlar t’intendo,
 LELIO
 Tutto sò, tutto udij.
 CAMILLO
                                      Tutto comprendo.
 FLAMINIA
755Che feci. In che mancai?
 AURELIA
 Forse
 CAMILLO
              Non m’annojar.
 LELIO
                                             Tu ben lo sai. (partono.)
 
 SCENA V
 
 MASULLO, e dette.
 
 MASULLO
 Uh ll’aggio fatta nera,
 La Baronessa ha visto, ca mò nnante
 Chià chià Segnò ch’è stato! (l’investe.)
 FLAMINIA
760Taci sciocco malnato,
 A brano, a brano il petto
 Lacerar ti vorrei,
 Come caggion di tutti i mali miei. (parte.)
 MASULLO
 Ora vide Segnora ch’è socciesso? (ad Aurelia.)
 AURELIA
765Tu torni a fomentar gli affanni miei,
 E perciò piena d’ira, e di furore
 Ti strapperei da mezzo il petto il core. (parte.)
 MASULLO
 M’hanno fatto sorrejere.
 
 SCENA VI
 
 CAMILLO, LELIO, e detto.
 
 CAMILLO
 Deh ferma
 LELIO
                       Non partir
 MASULLO
770Che d’è sta cosa!
 CAMILLO
                                 Vado in traccia di te.
 LELIO
 Te vò cercando.
 CAMILLO
                               Insolente.
 LELIO
                                                    Villano.
 MASULLO
 Da me che nne volite!
 CAMILLO - LELIO
 Ucciso restarai per la mia mano. (cavano le spade.)
 MASULLO
 Mamma, mamma, ajutate,
775Pe scagno m’accedite.
 CAMILLO
 Tu sei desso ribaldo.
 LELIO
                                        Tu sei desso.
 MASULLO
 Benemio pe pietà ca moro ciesso.
 CAMILLO
 Perché vile tu sei ti lascio in vita,
 Ma averti in questo luogo
780Non ritornar mai più.
 MASULLO
                                           Gnernò non torno.
 LELIO
 Mai più m’intendi?
 MASULLO
                                       Intenno sì Signore.
 CAMILLO
 Se pure di morir non hai desio. (via.)
 LELIO
 Se provare non vuoi lo sdegno mio. (via.)
 MASULLO
 Benemio mò so nato.
 
 SCENA VII
 
 D. LAURA con Servidori, e detto.
 
 D. LAURA
785Arpino, frabuttone
 Accossì tratte co le Segnorelle?
 Abbusca, bestiaccia, animalone.
 MASULLO
 Doce, doce Segno benagg’aguanno
 Ch’è chesto che mm’è dato.
 D. LAURA
790Sto birbo sia spogliato,
 Levatel’ogne cosa priesto, priesto,
 E si parla facitele lo riesto. (li servitori lo spogliano.)
 MASULLO
 Uh, uh. Segno, Segno.
 D. LAURA
 Io non te sento nò.
 MASULLO
795Pecché chesto Segno? pecché, pecché?
 D. LAURA
 Tu facchino lo ssaje meglio de me.
 MASULLO
 Signo, ca piglio friddo.
 D. LAURA
 A mme poco me mporta.
 MASULLO
 Signo pozzo morì de lo dolore.
 D. LAURA
800Crepa, crepa fauzario, tradetore.
 MASULLO
 Segno, Segnò.
 D. LAURA
                             Va mpara n’auta vota
 Con altre pettolelle
 Di fare il cascamorto, l’amorino.
 Zotico, facchinaccio, malantrino.
 MASULLO
805Mò non so cchiù Barone!
 D. LAURA
 Mmalapasca ti vatta; che Barone!
 Si Quicquaro, craparo,
 Vattenne, fuss’acciso
 Va n’auta vota a fa lo monnezzaro. (parte.)
 
 SCENA VIII
 
 MASULLO solo.
 
 MASULLO
810Oh maro me, che chioppeta
 Bene mio, che delluvio;
 Nò mme vò bene cchiù la Baronessa,
 Già m’ave stetolato;
 Che faccio? Che resorvo? So mbrogliato:
815Ma va chia chi si tu? Songo Barone,
 Gniernò so monnezzaro;
 Io temeva mo nnanze
 La perucca, la spata, e lo cappiello
 Gnernò teneva mmano lo zappiello.
820All’uorto la monnezza carriava,
 Torzelle, e cappuccelle pastenava.
 E pò pò che ajuto so feruto
 Mme vene, che mme vene?... Io so mpazzuto.
 
    Bene mio, vì che tempesta
825Sento già l’aria ntrona.
 Curre aspe’ vattenne resta
 Duje smargiasse stanno llà.
 Che bolite, Bricconcello
 Ventricello, e fecatello
830Ti vorrebbe mo caccià.
 So nnozente... mori infame;
 Mamma mia so muorto già.
 Comme muorto, Signiernò
 Signorsì... Ma tu chi si
835È lo niro Speretillo
 De Masullo peccerillo,
 Che se sente mo parlà.
 
    Ma sto spireto addov’è?
 Li smargiasse addove so?
840Chisto è suonno, o vesione
 Lo cerviello ncrusione
 Già mme vota, comm’a rota
 E mme face sbareà.
 
 SCENA IX
 
 D. LAURA, e poi CAMILLO.
 
 D. LAURA
 Se nn’è ghiuto lo sgrato;
845Che dolore, che sento
 De chello ch’aggio fatto già mme pento.
 Ma pe no monnezzaro
 Mme piglio tanta pena.
 CAMILLO
 E con qual core, o barbara
 D. LAURA
850Sto si caca zibette n’auta vota
 Mme torna a nfracetà; via vienetenne,
 Torname a dire, o bella, io peno, e spantico.
 CAMILLO
 Ma se i begli occhi tuoi
 D. LAURA
                                             Vattenn’a pesta,
 Io stò pe dare a muorzo
855A na ncunia nfocata.
 CAMILLO
 Ingratissima Donna.
 D. LAURA
 Cca nce sta la Sia Aurelia,
 Chesta pò fà pe ttè, ca te vo bene,
 Uscia che bò da mene?
860Non vi pozzo vedere
 CAMILLO
                                        E poi vi piace
 Un villano, uno sciocco?
 D. LAURA
 Gnorsì quello mi piace, perch’è llocco.
 CAMILLO
 E in faccia mia vantate
 Con si poco rossore
865Un così vile amore?
 D. LAURA
 Gnorsì nc’è quarch’assisa?
 CAMILLO
                                                   E non vi cale
 Del vostr’onor, troppo vi scorgo, oh Dio!
 Da voi stessa diversa;
 Abbiate almen ritegno, o Donna ingrata
 D. LAURA
870Ritegno? Co na femmena ncappata!
 
    Sa comm’è na figliola.
 Che ncigna a festeggià,
 Comm’a chi lo Tabacco
 Se mpara de piglià.
 Apprimmo na schezzella
 Mette a lo naso, e pò
 Siente na tarantella
 Accì, accì, accì
 Lo naso tutto arrappa,
 La vocca po s’attappa,
 E fa lo sì, e nò,
 Ma po chiano chianillo
 Nc’acconcia lo nasillo
 E si non sorchia sempe
 Non pot’arrecettà.
 
  Accossì la zetella
 Apprimo è tutta scuorno
 Po ncigna nott, e ghiuorno
 Nfenesta a fà la cola.
 E poco se nne cura
 Ch’è bista sgargejà.
 
 SCENA X
 
 CAMILLO solo.
 
 CAMILLO
 Laura mi scaccia, Aurelia è senza fede,
 E intanto per Camillo non si trova
 Una donna costante.
875Il più infelice amante
 Tra viventi son io! L’estremo affanno
 Mi crucia, mi tormenta, e mi dà pena,
 Mi cagiona il morir: pianger vorrei;
 Ma lacrime non trovo.
880Timido, e freddo il sangue
 Abbandona le vene:
 Chi soccorso mi dà, chi mi sovviene?
 Ah tu perché non senti
 I miei pietosi accenti,
885Mia cara non partir; barbara sorte.
 Datemi per pietà datemi morte.
 
    Deh ferma mio bene
 Non darmi dolor.
 Ascolta le pene,
890D’un misero cor.
 Tu fuggi mia vita,
 Oh Dio chi m’aita,
 Se l’alma nel seno
 Già manca vien meno
895Mi sento morir.
 
    Voi anime amanti,
 Voi ditemi il vero.
 Se affanno più fiero
 Si può mai soffrir?
 
 SCENA XI
 
 Don FULGENZIO con un altra Comparsa, e servo che porta ricapito da scrivere.
 
 D. FULGENZIO
900Aggio da più d’un ora
 Voltato, e rivoltato cento Tomi
 Forensi, e Canonisti
 Civili insieme, criminali, e misti,
 Per vedere, che pena
905L’ha da dare a coloro
 Che stracciano pancotti a Curiali
 Mmiezo a le strate prubbeche,
 E non aggio trovato manco sale,
 E so rommaso comm’a n’anemale.
910Pe ghirelo trovanno
 Nce voglio revotà tutto lo studio.
 Sto villano lo voglio nnabbissato;
 Contra sto mascalzone
 Screvimmoce l’istanza.
915Screvite, io dettarò con eleganza.
 Comparisce il Signore
 
 SCENA XII
 
 CAMILLO, LELIO, poi D. LAURA, e detto.
 
 CAMILLO
 Don Fulgenzio.
 D. FULGENZIO
                               Ch’è socciesso sappiamolo.
 CAMILLO
 Giacchè Laura cotanto
 Oltraggia l’amor mio
920Più sposarla non vò, cangiai desio. (parte.)
 D. FULGENZIO
 Vi chi nce la vò dà! via mo screvimmo
 Comparisce il Signore
 LELIO
 Don Fulgenzio.
 D. FULGENZIO
                               Rompimento di capo.
 LELIO
 Più Flaminia non bramo.
925Abbiala chi la vuol, ch’io più non l’amo. (parte.)
 D. FULGENZIO
 Vi chi l’ha ditto, che se la pegliasse.
 Comparisce il Signore
 D. LAURA
 Don Fulgenzio.
 D. FULGENZIO
                               Diaschece, mmalosca:
 Nzomma manco ccà fora stongo buono!
 D. LAURA
930Vì ca non voglio cchiù lo monnezzaro.
 D. FULGENZIO
 Chisto a da esse mpiso.
 D. LAURA
 No Barone vogl’io Signore, e Conte,
 M’aje ntiso? Si no faccio tutt’a monte. (parte.)
 D. FULGENZIO
 Vasta, ca non te piglie quel Facchino,
935E pigliate porzì Pontannecchino.
 Via screvimmo, screvimmo.
 Signor mio, e Padron Và chia, ch’è lettera.
 Costituiti, alla presenza nostra
 Aspe, aspe, ca chisto è stromiento.
940Banco Banco ch’è polesa Bancale;
 Via fa tu, scrive tu,
 Chiano, chiano, che faje, si n’animale,
 Ciucco cchiù peo de me, vì, vì chi ha fatto,
 Vì che procuratore m’ho trovato,
945Diavolo ch’ai scritto.
 Chisto è no secotorio de Bagliva,
 Che se sole fa a Napole,
 E bavattenne bestia, loccaglione,
 Va, va te mpara primmo animalone. (lo caccia.)
950Si quest’istanza la farraggio io,
 E bedimmo si appriesso
 Nce se mette quacc’auto malenato
 Di stracciare il pangotto a un letterato.
 
    Si non è lo frostigeto
955Non me serve lo decreto.
 Appellabo, reclamabo
 Nullitatum presentabo;
 Mo nce stampo no scrittaccio,
 Cito Addezio, e Farinaccio,
960Li Detture, co li Tieste,
 Li Parafreche, e Digieste
 Te le bboglio fà scioccà.
 
    Pe sto birbo malenato
 Lo prociesso è già stampato,
965E ngalera pe connanna
 Col pancotto appiso ncanna
 Te lo voglio fà mannà.
 
 SCENA XIII
 
 D. LAURA dal Balcone, e poi MASULLO vestito da Zingara.
 
 D. LAURA
 
 L’Amato gioveniello
 Leggiadro, caro, e bello,
970Che il cor mi pizzicò
 Ll’aggio perduto già,
 Non saccio addove sta,
 Mme sento ascevolì.
 
 MASULLO
 Ah chi vo la paletta,
975Lo trepete, e lo spito,
 Lo cacciacarne, co la votapesce.
 (Un ecco cca la Baronessa mia,
 Già no m’ha canosciuto,
 Ca da Zingara stonco stravestuto;
980Voglio sapè si cchiù mme vole bene,
 Si sta fratosa ca non vede a mmene.)
 Vuocchie freccecarielle,
 Damme la cortesia,
 Te voglio annevenare la ventura,
985Aje d’avè n’allerezza nnante notte.
 D. LAURA
 Lassame ì sa comme sto fratosa.
 MASULLO
 Che d’è damme quaccosa,
 Ca bello te derraggio;
 Quanta nnammoratielle aje coffeato,
990Carpecatella mia, naso affatato;
 Si pazzarella, ma n’aje male core,
 Non te fedà, ca si portata mmocca
 Da chi manco te cride,
 Aje lo bene vecino,
995E no lo ssaje canoscere,
 Maje te vuo contentare,
 Si troppo nnammorate vuo cagnare,
 Aje d’avè no marito guallaruso.
 D. LAURA
 Viene cca tu che ddice;
1000Tu mme vuo annevenare?
 MASULLO
 Dateme sta manella.
 D. LAURA
 Eccola cca.
 MASULLO
                       (Uh mano jancolella!)
 Tu si amata da n’ommo Ioccariello,
 Nzemprece justo comm’a pecoriello.
 D. LAURA
1005(Pare justo la voce de Masullo.)
 MASULLO
 Lo scuro notte, e ghiuorno
 Sempe da coppa, e sotta
 Co sospire addoruse
 Stuoteco, e nzallanuto te va appriesso,
1010Signo, pe tte squaquiglia, e more ciesso.
 D. LAURA
 (Signorsì chisto è isso:
 Vide che malandrino a fà la Zingara!)
 MASULLO
 Tu ll’aje pigliato a scoppole,
 E isso se n’è ghiuto,
1015E mo lo poveriello è già mpazzuto.
 D. LAURA
 (Vì comme la sa fare!)
 MASULLO
 Io te lo boglio dì comme se chiamma.
 Damme na cortesia,
 Dammella mo facce de Fata mia.
 D. LAURA
1020Sto tradetore no mme nommenare,
 Io lo manno trovanno,
 Si se trova lo voglio fà crastare.
 MASULLO
 (Crastare! Sarva, sarva.) (va per fuggire.)
 D. LAURA
 Zingarella addo’ vaje,
1025Te voglio arregalà. Facce de mpiso
 Tu si Masullo!
 MASULLO
                             No non song’isso, none.
 D. LAURA
 Olà, olà crastate sto birbante
 MASULLO
 Chiano Segno, ca pò rommano museco.
 D. LAURA
 Embè va buono chello, che m’aje fatto?
 MASULLO
1030No lo bboglio fà cchiù.
 D. LAURA
                                           Via vavattenne.
 MASULLO
 Signorè?
 D. LAURA
                    Vavattenne.
 MASULLO
 Mo me nne vao via. (finge partire.)
 D. LAURA
 Aspetta.
 MASULLO
                   Me nne vao?
 D. LAURA
                                             Aspetta mone
 Tu mo mme vuo fà chiagnere?
 MASULLO
1035Non chiagnere Signo, ca io pecceo.
 D. LAURA
 Faccio accossì, ma pò te voglio bene.
 MASULLO
 E io porzì
 D. LAURA
                     Mo che mme vene a mente,
 Tu saje, ca passe guaje?
 MASULLO
 Cchiù guaje! E comme?
 D. LAURA
                                              Fratemo a lo mmacaro
1040Pe chello, che ll’aje fatto,
 Ngalera te fà ire a cca n’aut’ora.
 MASULLO
 A mme ngalera, a mme! non dubetare,
 Ch’aggio penzato?
 MASULLO
 Sta ncoppa lo fratiello,
 D. LAURA
1045Gnorsì sta ncoppa.
 MASULLO
                                     Buono.
 Mo faccio no realo
 A cierte Amice mieje,
 Che stanno cca becino;
 Io po le do l’aviso,
1050Quanno sentono strille, che corressero:
 Io me nne vengo da chell’auta via,
 E bedarraje, che sape fà sto fusto,
 Signora mia te voglio dare gusto. (parte.)
 D. LAURA
 Viene, ca io t’aspetto gioja mia. (parte.)
 
 SCENA XIV
 
 FLAMINIA di Casa, e LELIO.
 
 FLAMINIA
1055Ecco Lelio: Deh senti.
 LELIO
 Io non t’ascolto.
 FLAMINIA
                                Odi le mie discolpe,
 Innocente son io.
 LELIO
 Fede negar non posso al guardo mio.
 FLAMINIA
 Credilo almeno a queste
1060Lacrime di dolor; gli estremi accenti
 Ascolta almen dolce amor mio.
 LELIO
                                                          Né menti.
 FLAMINIA
 Dunque nemmeno il pianto
 Può di mia fedeltà renderti certo!
 LELIO
 Il fallace tuo core ho già scoverto.
 FLAMINIA
1065Deh volgiti a mirar
 LELIO
                                      Che mirar debbo?
 Se sapesti ingannarmi,
 Fuggi Donna infedel senza guardarmi,
 
    Fuggi, che più non t’amo,
 Fuggi dagli occhi miei,
1070Fost’il diletto, or sei
 L’affanno del mio cor.
 
    Vederti più non bramo,
 E se il tuo nome io sento
 I torti sol rammento,
1075Non mi lusinga Amor.
 
 SCENA XV
 
 FLAMINIA sola.
 
 FLAMINIA
 Dove son? che m’avenne? è Lelio quello,
 Che così mi parlò! Neppur si mosse
 Al più tenero pianto,
 Al più dolce sospiro,
1080No, non fu Lelio mio: Sogno, deliro:
 Ah che tumulto orrendo
 D’acerbi affanni in mezzo all’alma io provo;
 Infelice a chi parlo? Ove mi trovo!
 
    Sola, affannata, e misera
1085In folto bosco io sono:
 Eco risponde al suono
 Di torbido torrente:
 Eco degli Orsi al fremito
 Si sente rimbombar.
 
1090   Ho il precipizio al fianco,
 Ed ho la morte appresso;
 Vo per fuggire, e manco,
 Tanto è lo spirto oppresso,
 Che non ritrovo lacrime,
1095Né posso sospirar.
 
 SCENA ULTIMA
 
 MASULLO da Zingara, e D. FULGENZIO sopra una Loggia, poi D. LAURA, AURELIA, e gente, indi FLAMINIA.
 
 MASULLO
 Guardia, aggente, currite.
 D. FULGENZIO
 Sfratta da quì sgualdrina.
 MASULLO
 Sto brutto Cravonaro malenato
 L’annore mm’ha levato.
 D. FULGENZIO
1100Né menti per la gola bricconaccia.
 Lasciami... (fugge.)
 MASULLO
                        Guardia, guardia
 D. FULGENZIO
 Mmalosca il Barricello! Sarva, sarva. (fugge nella Casa d’Aurelia.)
 D. LAURA
 Llà, Llà è ghiuto.
 MASULLO
                                 Pigliatelo, pigliatelo.
 D. FULGENZIO
 Mi faccio un atto publico,
1105Ca questa è un impostura manifesta. (s’affaccia alla Loggia d’Aurelia.)
 D. LAURA
 Scassate mo la porta.
 MASULLO
                                         Carceratelo.
 D. FULGENZIO
 Né accossì s’assassinano la gente!
 Foimmo bene mio. (entra.)
 D. LAURA
 È fojuto, è fojuto.
 MASULLO
1110Addove, addove è ghiuto
 Sto cano arrobba annore. (i birri escono fuori alla prima Loggia.)
 D. FULGENZIO
 Ajutate, sarvate no Segnore. (s’affaccia all’altro appartamento.)
 D. LAURA
 Eccolo llà vedite.
 MASULLO
 Afferratelo priesto.
 D. LAURA
1115O bene mio, che risa.
 E cchiù risa sarrà quanno lo pigliano.
 MASULLO
 Lloco manco nce sta? (a birri, che di nuovo s’affacciano ad un’altra parte.)
 D. FULGENZIO
 Uh Sore tradetora!
 Chiste già mme so ncuollo, mò me menco.
 D. LAURA
1120Da cca, da cca pigliatelo.
 D. FULGENZIO
 Bene mio, bene mio, ajuto, ajuto.
 AURELIA
 Che rumori, che grida,
 Che tumulto; in mia casa
 Tanto poco riguardo?..
 D. FULGENZIO
1125Nnanze a la mia amorosa sto sbreguogno.
 FLAMINIA
 Cos’è questa, o germana?
 D. LAURA
 È chillo fattefeste, che tu saje.
 Tu dì comme dich’io.
 FLAMINIA
                                          Sì sì sto intesa.
 MASULLO
 Frabutto non te movere.
 D. FULGENZIO
1130Termini di creanza, olà satelliti.
 FLAMINIA
 Castigato sarete.
 D. LAURA
 A lo mmanco, a lo mmanco sarraje mpiso.
 D. FULGENZIO
 Non pozzo morì mpiso, Signornone.
 MASULLO
 Uscia aggia a sapè Si Barricello,
1135Ca chisto malantrino
 Co la scusa de farse annevenare,
 Mm’ha ditto, Nenna mia,
 Vuocchie freccecarielle, dammi un oscolo,
 E pò lo tradetore
1140Mm’ha tentato a l’annore,
 E pò mme piglio scuorno,
 Songo Zetella no lo ppozzo dicere.
 D. FULGENZIO
 No nc’è maje tale cosa;
 Se vede ca si donna de partito.
 MASULLO
1145Eccole cca le Ssore:
 Segnò ncoscienzia vosta
 Sapite lo Fratiello, vuje decitelo.
 D. LAURA
 Sissignore eje n’ommo veziuso.
 FLAMINIA
 È solito a commetter tal’eccesso.
 D. LAURA
1150Fratemo è malandrino,
 E bace semp’appriesso a ste banchere.
 D. FULGENZIO
 Oh Donne del diavolo!
 Non è vero, mi guardi il mio casato.
 MASULLO
 Comme non è lo vero sbregognato:
1155Quann’io mo, vide cca, dinto a lo stommaco
 Mme sento freccecà la criatura.
 D. FULGENZIO
 Oh poveriello me, vi che sventura!
 N’è figlio a mme pe ccierto.
 AURELIA
 Ch’è un impostura si conosce aperto. (entra.)
 MASULLO
1160Pò appriesso lo bbedimmo.
 D. LAURA
 Portatelo in priggione.
 D. FULGENZIO
                                            Chiano, chiano,
 Sorelle ajuto.
 FLAMINIA
                           Taci.
 D. LAURA
 Sta zitto femmeniero.
 MASULLO
 Farraje nguadia ch’ai tuorto.
 D. FULGENZIO
1165Chiano, ca già s’è rutto lo vrachiero.
 MASULLO
 
 Sto tradetore,
 Sto ngannatore
 Na Zetelluccia
 Senza malizia
1170Volea ngannà.
 Cerco jostizia,
 Voglio sposà.
 
 D. FULGENZIO
 
 Che sgualdrinaccia,
 Che bricconaccia
1175Tutta tristizia,
 E falsità.
 
 D. LAURA
 
 Sto veziuso,
 Sto scannaluso
 Priesto attaccatelo
1180Senza pietà.
 
 FLAMINIA
 
 Per tal eccesso,
 Ch’egli ha commesso
 Presto appiccatelo
 Con empietà.
 
 D. FULGENZIO
 
1185Son scenziato,
 Smatricolato,
 Olà Satelliti
 Carrozza qua.
 
 D. LAURA - MASULLO
 
 Che betuperio,
1190Via nguadia mò.
 
 D. FULGENZIO
 
 Sta perchiepetola,
 Gnernò, gnernò.
 
 D. LAURA - MASULLO - FLAMINIA
 
 Dinto a le carcere.
 Dentro a le carceri
1195Te nguadiarrà.
 Me nguadiarrà.
 T’impalmerà.
 
 D. FULGENZIO
 
 Co sta sberraglia
 Matta canaglia
1200È ghiuta a cancaro
 La civiltà.
 
 MASULLO
 
 Signora ajutame,
 Le ddoglie oimmè.
 
 D. LAURA - FLAMINIA
 
 Povera Zinghera,
1205Che d’è, che d’è.
 
 MASULLO
 
 Da quanno, nquanno
 Dinto a lo stommaco
 Mme sento uh!... ah
 
 D. LAURA
 
 Fa panne caude,
1210Ca passarrà.
 
 FLAMINIA
 
 Or la giustizia
 Ti punirà.
 
 D. FULGENZIO
 
 Vì che tronata
 Mme stea stipata,
1215Chisto è delluvio
 Pe nnabbessà.
 
 
 
 

 

 

Trimestrale elettronico 2016-1

Ultimo aggiornamento: 4 gennaio 2016

 

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